Sergei Rachmaninoff – Preludio op. 23 n. 4 in re maggiore

 Vi suggeriamo di ascoltare questo Preludio nella interpretazione di Andrey Ponochevny cliccando qui.

Sergei Rachmaninoff nacque nel 1873 nei pressi di Novgorod, nel nord ovest della Russia. I suoi genitori erano entrambi pianisti dilettanti, ma fu il nonno che nel 1882 portò Anna Ornatskaya, un’insegnante di San Pietroburgo, a casa per insegnare pianoforte al piccolo Rachmaninoff. Successivamente Sergei studiò al conservatorio di San Pietroburgo, prima di trasferirsi a Mosca per studiare pianoforte con Zverev e con suo cugino Siloti (allievo di Liszt). Studiò, inoltre, armonia con Arensky e contrappunto con Taneev. Rachmaninoff non fu un fanciullo-prodigio e neppure un artista eccezionalmente precoce; si segnalò, infatti, tra i diciotto e i vent’anni, quando, nel maggio 1892, ottenne il diploma di compositore aggiudicandosi la Grande Medaglia d’Oro, assegnata precedentemente solo due volte.

A Mosca Rachmaninoff ebbe modo di frequentare Ciaikovski con cui si allineò sulle sue posizioni occidentaliste. Rachmaninoff fu colui che raccolse più di tutti la cifra stilistica ciaikovskiana, facendosene scudo contro le prospettive del nuovo secolo; per questo egli è spesso definito uno dei massimi custodi dell’eredità romantica.

La prima esecuzione della sua Sinfonia n. 1 op. 13 a San Pietroburgo nel 1897 fu però un grosso fiasco che segnò un brusco arresto della sua carriera: rimase praticamente inattivo come compositore e non si esibì in pubblico per un paio d’anni, periodo in cui si diede anche all’alcool. Venne allora curato da uno psichiatra, il dottor Dahl, che lo sottopose per mesi a sedute di ipnosi. Frutto della rinnovata attività creativa fu il Concerto n. 2 in do op. 18, dedicato proprio al dottor Dahl (1900-1901), insieme alle Variazioni su un tema di Chopin op. 22 e ai dieci Preludi op. 23. Da quel momento iniziò veramente la carriera di Rachmaninoff come pianista-compositore di grande risonanza internazionale. Assunse, poi, nel 1904 l’incarico di direttore del Teatro Bolshoi.

Scritto in occasione del suo primo tour negli Stati Uniti del 1909, il Concerto n. 3 in re op. 30 è da considerarsi come ideale chiusura di un capitolo, quello del concerto virtuosistico del pianista-compositore, che era iniziato con l’Imperatore di Beethoven. Questo tour di successo fece di lui una figura popolare in America. Prima della prima guerra mondiale, Rachmaninoff divenne un pianista di grande risonanza internazionale e con la Sinfonia n. 2 op. 27 venne considerato anche un compositore tout court, prendendosi la rivincita dopo il fiasco di San Pietroburgo. Con l’Isola dei Morti op. 29, Rachmaninoff ottenne un solido successo e con la Liturgia di San Giovanni Crisostomo op. 31 e la Sinfonia-Cantata Le Campane op. 35 lasciò due lavori che si collocano tra le cose veramente significative della musica del Novecento.

Dopo l’esperienza della Sonata n. 1, Rachmaninoff sviluppò nelle due serie delle Études-Tableaux op. 33 (1911) e op. 39 (1913) la sua originale concezione ipervirtuosistica del pianoforte, mentre definì nell’ultima serie dei Preludi op. 32 (1910) gli aspetti più personali del suo lirismo ipocondriaco ed enigmatico.

La Rivoluzione Russa del 1917 significò la fine della Russia che il compositore conosceva; questo cambiamento storico così grande comportò per lui la perdita del suo patrimonio, del suo modo di vivere, dei suoi mezzi di sussistenza e quindi essenzialmente del suo mondo. Decise, allora, di lasciare San Pietroburgo per Helsinki e trascorse un anno a dare concerti in Scandinavia. Nel 1918 partì per New York, dove si esibì in quaranta concerti in soli quattro mesi. Dopo qualche anno di tournées trionfali, nel 1921 i Rachmaninoff acquistarono una casa negli Stati Uniti, dove cercarono di ricreare l’atmosfera della loro casa di vacanza in Russia: intrattenendo numerosi ospiti russi, impiegando domestici russi e seguendo in tutto e per tutto le tradizioni russe.

A causa della frenetica carriera concertistica, la produzione di Rachmaninoff come compositore subì un forte rallentamento. Tra il 1918 e la sua morte nel 1943, mentre visse tra gli Stati Uniti e l’Europa, completò soltanto sei composizioni. Questo fu dovuto alla necessità di dedicare gran parte del suo tempo alla preparazione dei concerti (per sostenere economicamente la sua famiglia) ma anche, e forse principalmente, alla immutata nostalgia per la sua terra. La sua rinascita come compositore fu possibile solo dopo che costruì una nuova casa, Villa Senar, sul lago di Lucerna, in Svizzera, dove trascorse tutte le estati dal 1932 al 1939. Lì, nel clima ovattato della sua villa, che gli ricordava la sua vecchia tenuta di famiglia, Rachmaninoff compose nel 1934 una delle sue opere più note, la Rapsodia su un tema di Paganini. Continuò a comporre la sua Terza Sinfonia (1935-36) e le Danze Sinfoniche (1940) che furono il suo ultimo lavoro completato. Rachmaninoff si ammalò durante un tour di concerti alla fine del 1942, quando gli fu diagnosticato un melanoma. Morì il 28 marzo 1943 a Beverly Hills.

I dieci Preludi op. 23, insieme al Preludio op. 3 n. 2 e ai tredici Preludi op. 32, costituiscono una serie completa di 24 Preludi, che mettono idealmente Rachmaninoff sui passi di Chopin e prima ancora di Bach.

Il Preludio n. 4 dell’op. 23 si apre in un clima idilliaco, con una lunga melodia cantante accompagnata dalla tipica scrittura ad arpeggi di larghissima estensione sulla tastiera. È qui rappresentata l’anima nostalgica, inquieta ed intimista del compositore russo, che per tutta la vita si servì delle sue eccezionali capacità di interprete per esplorare ai massimi livelli le enormi possibilità espressive, timbriche e sonore del pianoforte.

Elena Zuccotto

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