W.A. Mozart – Sonata in re maggiore KV 311

Innanzitutto vi suggeriamo di ascoltare questo brano nell’interpretazione del pianista Daniel Baremboim, cliccando qui.

Nato a Salisburgo nel gennaio 1756, Mozart rivelò subito straordinarie doti musicali, tanto che il padre Leopold, valido violinista e maestro di cappella presso il principe arcivescovo, decise di far conoscere alla nobiltà di tutta Europa il talento straordinario del figlio. Fin dalla più tenera età Mozart cominciò così a viaggiare in compagnia del padre, che lo fece esibire come fanciullo prodigio. Tre viaggi ebbero come meta l’Italia, dove Mozart apprese con facilità lo stile italiano che al tempo imperava in tutta Europa. Altri viaggi lo portarono a Londra, Parigi e Vienna; ovunque riscosse grandi successi sia come esecutore che come precoce compositore di sonate, sinfonie, messe, opere buffe e serie, di cui le prime furono La finta semplice e Bastien und Bastienne del 1768, Mitridate e Lucio Silla del 1770-72.

Nel 1772 morì l’arcivescovo di Salisburgo, protettore di Mozart; il suo successore non capì la grandezza del musicista e i due mal si sopportarono fino al 1781, quando Mozart si licenziò definitivamente trasferendosi a Vienna. Qui, l’anno successivo, ebbe un gran successo con Il ratto dal serraglio, primo capolavoro del teatro musicale in lingua tedesca. È questa la prima opera che Mozart scrisse da libero professionista: la grande popolarità così ottenuta gli permise di esibirsi anche al pianoforte, per il quale compose 23 Concerti con l’orchestra, elevando il genere a una vera e propria forma autonoma in cui il dialogo intenso e continuo fra lo strumento solista e l’orchestra rappresenta una novità rispetto allo stile precedente.

Ma è per il teatro che Mozart sente la più forte attrazione e dall’incontro con il librettista italiano Lorenzo Da Ponte nasceranno tre grandi capolavori: Le nozze di Figaro del 1786, il Don Giovanni del 1787 e Così fan tutte del 1790.

Gli ultimi anni della vita di Mozart trascorsero miseramente, tra tristezze economiche, dovute alla sua vita sregolata, intrighi e ostilità con musicisti rivali.

Debiti e malattie costrinsero Mozart a una frenetica attività compositiva da cui nacquero Die Zauberflöte (Il flauto magico), la sua ultima opera teatrale, il Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra e il famoso Requiem, rimasto incompiuto per il sopraggiungere della morte, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1791.

La storia delle Sonate per pianoforte di Mozart è piuttosto tormentata: si sa che egli riuscì a pubblicarne solo una metà e a venderne pochissime copie. Colpa anche del fatto che Mozart non andava incontro ai gusti del suo pubblico, in quanto egli concepiva questo genere musicale come campo di ricerche che investivano tutti gli aspetti strutturali della composizione, ma in primo luogo quelli formali e strumentali. Nessuna potenzialità resta inesplorata ed ognuno di questi capolavori rivela caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri, pur nella ricorrente impalcatura in tre tempi con alternanza di Allegro-Andante-Allegro.

Ad Augusta, città da cui proveniva la famiglia del padre, Mozart aveva potuto suonare i pianoforti di Johann Andreas Stein, apprezzandone tutte le qualità che rendevano questi prototipi fra i più avanzati d’Europa. Le tre Sonate scritte nei mesi seguenti (KV 309-310-311) vedono dunque l’autore ormai consapevole delle potenzialità dello strumento a martelli e proiettato a definire una scrittura tastieristica effettivamente studiata per sfruttare appieno queste potenzialità. Lo stile pianistico di Mozart arriva quindi alla piena maturità nella Sonata KV 311, scritta a Mannheim nel 1777, in cui si accentuano l’elemento spettacolare e la teatralità, mentre alcuni passaggi tendono chiaramente a riprodurre le sonorità dell’orchestra.

Elena Zuccotto

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